Museo delle Arti e Tradizioni Popolari

Un viaggio nel tempo in una tipica residenza di campagna marchigiana di una volta

Il museo delle arti e tradizioni popolari di Sassoferrato rappresenta un vero e proprio spaccato sulla vita rurale e contadina nell’entroterra marchigiano a cavallo tra 1800 e 1900.

Il visitatore resterà sorpreso nel vedere come il museo riesca a ricreare la quotidianità del mezzadro di una volta. La suggestiva cornice del Palazzo Montanari, infatti, è il luogo ideale dove esporre una vastissima collezione di oggetti appartenenti ad un passato non troppo lontano.

Di difficile datazione, la sede del museo sembra originaria attorno all’anno Mille come fortificazione militare, ma nel corso dei secoli venne adibito anche a monastero per le suore Benedettine. La disposizione degli oggetti tutt’altro che casuale, contribuisce a ricreare la sensazione di essere ospiti in una casa come se fosse attualmente abitata. Osservando l’arredamento delle varie stanze sembra proprio che da un momento all’altro debbano rincasare il contadino dai campi o la massaia. Il suo progetto e l’inizio della raccolta dei materiali risale al 1954 mentre l’apertura al pubblico avviene soltanto nel 1979. Danneggiato dal sisma del 1997 il museo viene riaperto ed ampliato nel 2006.

Già il tragitto per raggiungere il museo è suggestivo, poiché dalla piazza del Comune (piazza Matteotti) nel centro storico detto “il Castello” ci si sposta a piedi attraverso il “Viale degli Eroi” passando per il “Parco della rimembranza”, un luogo vasto ma silenzioso e immerso nel verde, dedicato alla contemplazione del sacrificio dei nostri caduti nelle Guerre Mondiali. La gradevole passeggiata che contribuisce a riportare la mente del visitatore indietro nel tempo, porta il turista proprio nei pressi di Palazzo Montanari, immerso nella stessa quiete.

La vita domestica e le botteghe artigiane

Le sei sezioni del museo vengono sviluppate tra il piano terra ed il seminterrato. All’ingresso non si può che rimanere incantati alla vista del meraviglioso chiostro con il pozzo per l’acqua potabile, attorno al quale gira l’intero museo. Al piano terra troviamo le sezioni “Lavorazione della terra”, “Lavorazione dei prodotti”, “Lavorazioni domestiche” e “Mezzi di trasporto”. Ci si muove, quindi, tra aratri, carri, birocci e telai per la tessitura, che venivano davvero utilizzati fino a circa un secolo fa dai contadini della zona sentinate, oggi conservati molto bene. Scendendo nel seminterrato si trovano invece le sezioni “Ambienti domestici” e “Lavorazioni artigiane”. Nella prima è possibile quindi vedere un vero forno per cuocere il pane, la cantina dove venivano conservati vino e salumi, la camera da letto di una volta, la cucina e la dispensa, arredate interamente con oggetti d’epoca. Ecco quindi, sopra una credenza, una vecchia bilancia e una ampolla per l’olio, una vecchia madia vicino a un muro o una quarta. Altri oggetti possono essere un vecchio tagliere, un girarrosto, un orcio e una grattugia, un setaccio o una cesta.

L’ultima sezione invece ricostruisce diverse botteghe artigiane, dal tornitore al bottaio, dal falegname al fabbro, al maniscalco, muratore, arrotino, ciabattino, apicoltore, cocciaro e cordaro. Tra gli oggetti di questa sezione c’è un banco da lavoro di un falegname, forbici e rasoio da barbiere, un affilalame, una vecchia morsa. Sono solo alcuni esempi di un totale di circa 1.500 pezzi esposti in 15 sale, una collezione davvero invidiabile che rendono il museo di Sassoferrato un vero orgoglio per la città, nonché un luogo più unico che raro.

Di notevole  interesse dal punto di vista antropologico e socio-culturale, questo luogo vuole essere anche uno spazio di riflessione per i giovani, per comprendere le nostre radici e conservarne la memoria per le future generazioni.

Benvenuti nella tipica residenza di campagna marchigiana di una volta!


INFORMAZIONI E CONTATTI

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Credit: Bernardi Photography

Ascoli Piceno: una piazza tra le più belle d’Italia

La città di Ascoli Piceno è un vero scrigno di tesori a 2 ore di macchina da Sassoferrato, in gran parte trascorse vista mare lungo la costa adriatica.

Capitale dell’antico regno dei Piceni, venne conquistata dai Romani nel 286 a.C. e successivamente subì diverse dominazioni barbare, quindi dei Franchi, poi di Federico II e degli Sforza. Fu capoluogo della Regione fino al 1860. E’ grazie alla sua storia che oggi ereditiamo una città dalle diverse sfaccettature storiche, tutte ben conservate tra l’altro, e che rendono la visita in città molto più che una “gita della domenica”.  A livello architettonico, Piazza del Popolo è riconosciuta tra le piazze più belle d’Italia ed è sufficiente farci visita per comprenderne i motivi. Risale al secolo XVI la decisione della città di ristrutturarne il luogo in modo elegante attraverso l’armonia e la proporzione. Architetture imponenti, i portici movimentati e la pavimentazione in travertino costituiscono un insieme travolgente per il visitatore che di certo non si aspetta di ritrovarsi in questa bomboniera architettonica. In questa cornice si erge il maestoso Palazzo dei Capitani, di origine medioevale ma che subirà alcuni lavori alla facciata, oggi con un portale maestoso arricchito dalla statua di Papa Paolo III.

I gioielli architettonici di Ascoli Piceno

La chiesa di San Francesco invece fu edificata tra il 1200 e il 1300 per ricordare gli anni che il santo trascorse nella città e vi si ha accesso tramite tre portali dalla fine decorazione, ancor più abbelliti dalla statua di Papa Giulio II posta sopra quello principale. All’interno merita di essere visto un crocifisso ligneo esposto sulla navata sinistra alla quale la città fu devota nei secoli passati. A piazza del Popolo sfila il corteo della famosa Quintana, rievocazione storica dalla tradizione secolare che si svolge durante il mese di luglio e di agosto. Piazza del Popolo è anche sede dello storico Caffè Meletti.

Un’altra piazza meritevole di una visita è Piazza Arringo, la più antica di Ascoli, dove si affacciano anche il battistero di San Giovanni, che conserva ancora una fonte battesimale a immersione del secolo XII e la cattedrale di Sant’Emidio, duomo della città all’interno del quale va ammirato il Polittico del Crivelli. È possibile ammirare anche il palazzo Vescovile e il palazzo dell’Arengo, ove ha sede la pinacoteca civica.

Un’altra caratteristica della città di Ascoli Piceno sono i ponti, di cui i più importanti sono il Ponte del Gran Caso, il Ponte di Cecco e il Ponte Romano di Solestà. Sul Ponte del Gran Caso passava l’antica Via Salaria  ed è tuttora percorribile ed è situato sull’omonimo torrente a 2 km a sud della città. Il Ponte di Cecco invece è il più antico della città e conduce da Porta Maggiore al Forte Malatesta. Risale alla Roma repubblicana, è realizzato in pietra e travertino, ed è perfettamente distinguibile tra la fitta vegetazione circostante.  Il Ponte Romano di Solestà, di epoca augustea ha la lunghezza di ben 62 metri, largo 6,50 ed alto 25 metri e collega il centro di Ascoli Piceno con il quartiere di Porta Cappuccina. È attualmente visitabile anche dall’interno dove si possono osservare gli strati di pavimentazione appartenenti a diverse epoche storiche ed è inoltre apprezzabile la notevole abilità dei Romani di dare stabilità al ponte senza utilizzare alcun tipo di malte. 

Ascoli Piceno è conosciuta anche come città dalle cento torri, molte purtroppo abbattute da Federico II, tra le quali è ancora possibile vedere la Torre degli Ercolani ergersi sopra il palazzetto longobardo. Tutto il cuore della città è in gran parte costruito in travertino, il quale regala atmosfere e sfumature differenti a seconda delle condizioni meteorologiche e impreziosisce il fitto reticolo di strade medioevali che collegano le varie piazze. Un luogo poco conosciuto dai turisti è il Tempio di Sant’Emidio alle Grotte, splendido esempio di architettura barocca settecentesco, ricavato nei pressi delle grotte dell’antica necropoli cristiana.

Un caffè con Hemingway ad Ascoli Piceno

Merita un approfondimento lo storico Caffè Meletti, dal 1907 vero e proprio salotto di Ascoli e istituzione assoluta della città. Fu visitata da molti personaggi illustri, tra i quali Arturo Mascagni pare che abbia iniziato qui a scrivere l’opera “Lodoletta” mentre Guttuso sul finire della Seconda Guerra Mondiale vi progettò la rivista intitolata “L’Orsa Maggiore”. Re Vittorio Emanuele ne fu cliente per acquistare l’omonima Anisetta Meletti, classico liquore italiano, e lo decretò “Fornitore della Real Casa”. Vanno Menzionati anche Sartre, Hemingway e Trilussa. Inaugurato nel maggio del 1907, si tratta di un bar in stile liberty, forse unico nelle Marche, riconosciuto come locale di interesse storico e artistico dal Ministero dei beni culturali nel 1981. Si trova nella meravigliosa piazza del Popolo, accanto al Palazzo dei Capitani ed è immediatamente riconoscibile grazie al suo colore rosa, che però ben si armonizza con l’architettura medioevale e rinascimentale della piazza. All’interno vengono mantenuti in perfetto stato gli arredi originali, così come le pitture e gli ornamenti e dove spiccano grandi specchi a parete.  È possibile degustare ottimi gelati e dessert di produzione propria, ma anche pranzare con dei piatti della tradizione locale. Ottimo anche per degustare del tè o degli aperitivi, dove scoprire la tradizione della friggitoria locale.

Visitando Ascoli Piceno è impossibile non imbattersi nelle deliziose olive alla ascolana, vero orgoglio della cucina locale e famose in tutta Italia. Deliziose olive autoctone con un ripieno di carne e fritte in una croccante impanatura, la cui ricetta originale è custodita con orgoglio dai ristoratori locali. Ascoli Piceno meriterebbe una visita anche solo per assaggiare le uniche e originali olive all’ascolana.

Vi consigliamo di dedicare un’intera giornata alla visita di questa meraviglia assoluta delle Marche, che vi permetterà di immergervi nella storia, nella architettura e nella gastronomia nel medesimo tempo e luogo, come pochissime città sanno fare.

Per informazioni e contatti:

Palazzo Comunale, Ufficio Informazioni Turistiche

0736 298213 – 0736 262833

Piazza del Popolo, Ascoli Piceno.

Credit: Foto di Philipp Ruch da Pixabay