Alla scoperta di Eremi e Abbazie nelle Marche

A pochissimi chilometri di distanza da Sassoferrato sorgono abbazie ed eremi di origine medioevale all’interno di un paesaggio verde, pacifico, appartato. Quello che vi proponiamo in questo articolo è un vero e proprio itinerario paesaggistico, storico, spirituale e naturalistico, per scoprire luoghi antichi, sentieri silenziosi, boschi e montagne distanti dalla vita contemporanea e rimasti come immobili, indifferenti al passare del tempo. Vogliamo fare riferimento in particolare agli eremi e alle abbazie appartenenti al comune di Fabriano, quindi raggiungibili in pochi minuti dal Residence Raffaello.

Abbazia di San Salvatore di Valdicastro

La prima abbazia di cui vogliamo parlarvi è quella di San Salvatore di Valdicastro, situata nei pressi di Poggio S. Vicino, immersa tra i monti dell’Appennino e nascosta tra querce, castagni, faggi, pascoli e acque di sorgente. Quasi sicuramente fondata da San Romualdo attorno all’anno 1000 dove riposano le sue sacre spoglie, l’abbazia consegue presto un grande potere economico e spirituale, estendendo la propria giurisdizione su molti castelli e chiese del territorio fabrianese.

Abbazia di San Benedetto e San Biagio in Caprile

Situata nei pressi della frazione Campodonico, viene anch’essa fondata attorno all’anno 1000 dai conti di Nocera e Gualdo Tadino e deve il termine “caprile” per via dell’esistenza nei paraggi di stalle di capre. Sopravvissuta ad un incendio nel 1443, oggi è del tutto restaurata ed adibita ad ostello per i turisti che desiderano fare un tuffo nel passato. La chiesa è in stile romanico a pianta rettangolare e in passato era abbellita da numerosi affreschi del pittore Maestro di Campodonico, caposcuola della pittura fabrianese del quattordicesimo secolo. 

Abbazia di San Vittore delle Chiuse

Questa abbazia si trova appena fuori la Gola di Frasassi, sede delle famose e omonime Grotte e viene fondata dai Longobardi attorno al X secolo. E’ un edificio a due corpi in stile romanico con caratteristiche bizantine, dalla planimetria a croce greca e all’interno si possono osservare le suggestive volte le colonne di pietra calcarea. Vi si stabilirono dei monaci benedettini attorno al 1200 nel periodo di maggiore splendore divenne a tutti gli effetti un piccolo feudo.

Abbazia di San Cassiano di Valbagnola

Situata nell’omonima frazione del comune di Fabriano, viene fondata nel secolo XI per opera dei signori del vicino castello di Chiaromonte, presto si ritrovò a gestire vasti possedimenti nelle frazioni limitrofe, fino a circa il 1400. Il complesso come ci appare al giorno d’oggi viene realizzato attorno al secolo XIII e ha un portale a sesto acuto, l’abside decorata con figure di animali, mentre all’interno la cripta e la tribuna vengono disposte in un modo singolare rispetto alle altre abbazie benedettine delle marche.

Abbazia di Santa Maria d’Appennino

Si tratta della più antica abbazia tra quelle del comprensorio fabrianese, situata nei pressi di Cancelli e ad oggi del tutto in rovina. Fondata probabilmente sempre da S. Romualdo intorno al 950, ebbe negli anni due ubicazioni, la prima lungo il valico appenninico tra Marche e Umbria e della quale non rimangono che alcuni ciotoli, e la seconda, quella che ci è giunta ai nostri giorni, ubicata nei pressi delle cascate del fiume Giano. Si tratta di un monastero benedettino attorno al quale nacquero poi ulteriori attività economiche come un ospedale, un mulino e una villa.

Fu definitivamente abbandonato verso la metà del ‘400 e subì un crollo importante nel 1982 a causa di una pesante nevicata.

Abbazia di Sant’Angelo infra ostia

Questa abbazia benedettina, si trova ad Esanatoglia, ha anch’essa origine antichissime poiché viene fondata attorno all’anno Mille, ma purtroppo è andata distrutta e non restano che poche rovine. Deve il suo nomeparticolare poiché era situata tra due piccole valli. Nei primi secoli di vita l’abbazia ricevette importanti donazioni dai feudatari dell’epoca ma tra i secoli XIV e XV perse del tutto la sua importanza, quindi cadde in pesante rovina.

Eremo di Santa Maria di Val di Sasso

In origine questo eremo sembra sia stato un castello strategico per i longobardi, ma attorno all’anno Mille si trasformò in un monastero di monache benedettine e fu probabilmente il primo monastero femminile del territorio. Sembra che san Francesco vi abbia dimorato ben due volte, oltre ai santi Bernardino da Siena, Giovanni da Capistrano e Giacomo della Marca. Passato ai francescani verso il XV secolo verrà ampliato nel corso del Seicento, ma con l’avvento di Napoleone verrà soppresso. Del nucleo originale rimane la piccola chiesa a forma rettangolare.

Eremo di Santa Maria dell’Acquarella 

Questo piccolo complesso ubicato nei pressi di Albacina è costituito da una Chiesetta, due locali ed una torre a due piani. Fu costruito nel 1441, anche se sembra che il luogo già nel ‘300 fosse dimora di eremiti. La torre sembrerebbe più antica del resto del complesso e potrebbe aver fatto parte di un sistema di torrioni di difesa posto attorno ad Albacina. In questo luogo nel 1529 fu convocato il Primo Capitolo Generale dei Cappuccini, ove venne redatto l’atto costitutivo (detto di Albacina) grazie al quale fu regolato l’ordine fino alla fine del 1800. L’eremo fu gradualmente abbandonato, ma venne comunque restaurato nel 1845.

Eremo di San Verecondo

Di questo antico monastero di monache, situato nel verde della montagna che sovrasta Paterno, si trova una prima menzione attorno al secolo XII e negli anni vi hanno avuto dimora diverse congregazioni religiose. La chiesetta si presenta molto semplice, quasi del tutto priva di finestre e l’interno è costituito da una stanza a pianta rettangolare. Nelle pareti vi sono tracce di affreschi mentre sull’altare vi è una riproduzione del trittico del Maestro di San Verecondo, che sembra abbia molto influenzato la formazione del ben più noto pittore Gentile da Fabriano.


Eremo di Santa Maria di Grottafucile

Situato sulle alture della Gola della Rossa, nei pressi della frazione Castelletta, vi si ritirò a vita eremitica San Silvestro tra il 1227 e il 1230. Inizialmente costituito da piccole stanze ricavate nelle rocce, attorno alla metà del 1200 vi furono costruiti dei veri e propri edifici monastici e vi trovò dimora la prima comunità di monaci benedettini-silvestrini. Fu abitato fino al secolo XIX ma purtroppo sono giunti a noi soltanto pochi ruderi. Deve il nome di Grottafucile probabilmente per via che il termine “Focile” deriva da focus, cioè fuoco e fa riferimento ai fuochi che i pastori accendevano all’interno delle grotte. La chiesa è in stile gotico e si presenta in maniera semplice, con una navata, pavimento in pietra squadrata e levigata e pareti in travertino. Originariamente in questo luogo esistevano, oltre alla chiesa, un chiostro, un refettorio, una sala capitolare, una foresteria, una cucina, un’infermeria, un dormitorio e una piccola biblioteca. Fu abbandonato verso la metà del 1400 a causa dell’esposizione a scorribande di banditi e per via del ridotto numero dei frati. Oggi presenta rovine pesanti e mura diroccate, ma vale la pena la sua visita per apprezzarne il luogo suggestivo ove è ubicato.

Monastero di Fonte Avellana

Situato a pochi chilometri da Sassoferrato, il monastero di Fonte Avellana viene fondato attorno all’anno 980 d.C. dai monaci Camaldolesi, anch’esso probabilmente da san Romualdo. Divenne ben presto fulcro di grande fermento culturale e spirituale tanto da ospitare oltre a san Pier Damiani, almeno altri 70 tra santi e beati nel corso degli anni. Non si può non menzionare la molto probabile permanenza di Dante Alighieri nel 1318 tanto da dedicare un passaggio nel Canto 21 del Paradiso, versi 106-111

“Tra ‘ due liti d’Italia surgon sassi, e non molto distanti a la tua patria, tanto che ‘ troni assai suonan più bassi, e fanno un gibbo che si chiama Catria, di sotto al quale è consecrato un ermo, che suole esser disposto a sola latria.”

Il periodo di espansione durò fino al 1500 circa, quando venne soppressa la congregazione autonoma che risiedeva all’interno. Tornò definitivamente sotto la gestione dei monaci camaldolesi nel 1935, venne restaurato e riportato al suo antico splendore. Venne visitato dal Papa Giovanni Paolo II nel 1982 che, in occasione dei festeggiamenti per il millenario della fondazione, visitò il monastero e, successivamente, consacrò la chiesa come basilica minore. Possiede un interessante giardino botanico aperto al pubblico.

Per appassionati e non, questo rappresenta sia un emozionante percorso alla scoperta di alcuni testimoni della millenaria tradizione religiosa sia una rigenerante immersione nella natura incontaminata.